Una passeggiata su via Garibaldi negli anni ’40

Sicuramente a ognuno di voi, passeggiando su e giù per Via Garibaldi, la strada più importante di Conflenti, è capitato di chiedersi come era questa strada un tempo e da chi era abitata.
A noi, lo sapete, piace raccontare il passato, recuperare la memoria storica dei luoghi e allora ammirando le stupende foto storiche del maestro Umberto Stranges e guidati dal racconto emozionante del professor Corrado Roperti, abbiamo fatto un fantastico viaggio a ritroso nel tempo, portandoci su via Garibaldi degli anni quaranta del secolo scorso.

A quel tempo tutto era molto diverso da come ci appare oggi.
Le case erano tutte prive di intonaco (che bello!), rivestite in pietra civata e piene di buche pontaie, quasi tutte più basse di un piano, aggiunto poi generosamente col tempo.
Il piano stradale era completamente diverso, non esistevano né cunette, né marciapiedi, l’inclinazione del piano stradale era esattamente al contrario, con l’acqua che defluiva verso il basso, al centro della strada.

Il selciato era costituito da grosse pietre abbastanza regolari e piatte, portate faticosamente coi muli dal fiume Salso. Al centro c’erano due strisce quasi continue, a distanza di circa un metro l’una dall’altra, formate mettendo in fila le caratteristiche basulate, ossia, pietre vulcaniche di forma rettangolare.
Le basulate erano state posizionate in quel modo per creare un percorso obbligato più agevole per il transito dei carri e delle poche auto allora esistenti.

Purtroppo però avevano una controindicazione molto sconveniente perché rendevano molto complicato il passaggio di asini e muli che, soprattutto quando erano carichi, non riuscivano quasi a restare in piedi scivolando di continuo. Per eliminare questo inconveniente il Podestà di allora provvide a fare creare delle scanalature su ognuna di esse da un “mastro locale”.Ai cigli della strada, poi, erano distribuiti alcuni caratteristici blocchi di pietra di forma cilindrica, cavati dai mastri scalpellini del basso Savuto.
Queste grosse pietre non erano altro che una sorta di stazione di sosta per lo scarico della merce dalle ceste dei muli, in pratica mentre si caricava o scaricava una delle ceste vi si poggiava l’altra, così da mantenere l’equilibrio e alleggerire l’animale.

Di queste pietre oggi ne rimane una sola, nei pressi di Palazzo Montoro.
Ai gerarchi fascisti del tempo piaceva dire che questo blocco era stato portato direttamente dall’Africa durante la campagna di Etiopia.
Sui muri di alcune case poi erano attaccati degli anelli di ferro che servivano per legare gli animali da soma, di questi maniglioni ne rimangono ancora alcuni su Palazzo Folino.
Altra curiosità che vogliamo raccontarvi riguarda le due mensole di marmo bianco ancora visibili su Palazzo Montoro, che erano state messe in quel periodo accanto all’entrata della Casa del Fascio e reggevano simboli del regime.
A quel tempo ovviamente non esisteva Piazza Pontano e la curva di fronte a Palazzo Isabella era molto stretta e delimitata da un piccolo muretto, che si interrompeva alla fine della curva perché c’era una fila di piccole case che portava alla cava del “fiego”.

Ma chi abitava e cosa c’era sulla strada più importante del paese in quegli anni?

Su via Garibaldi vivevano nei loro bei palazzi nobiliari le famiglie più ricche e influenti dell’epoca: la famiglia Montoro del medico del paese, don Vittorio, la famiglia del mitico Comandante Stranges, Ammiraglio della Regia Marina, la famiglia Isabella del Podestà di quel tempo, e ancora le famiglie Pontano e Roperti dei due influenti farmacisti del paese e le famiglie Calabria, Talarico, tutti ricchi possidenti terrieri. E ancora la casa di Don Stefano, il prete esorcista col famoso purtune du paracu, e poi scendendo le case dei “Dduoghi’ discendenti dei nobili Vescio e ancora sotto in zona San Giuanni i palazzi nobiliari più antichi di Conflenti. 

Ma via Garibaldi era anche un pullulare di gente e su di essa si concentravano gli uffici più importanti e le attività che hanno fatto la storia del paese. Su di esso c’erano la Caserma dei Carabinieri dell’indimenticato maresciallo Talia, la casa del Notaio Mastroianni e dei suoi figli, avv. Aldo e l’altro medico Don Lino, l’Esattoria e soprattutto il Municipio con sotto la molto temuta Casa del Fascio, del potente segretario Giuanni ‘e Giuliu.

Per quanto riguarda le attività è doveroso ricordare il primo bar del paese, quello di Rinuccio (attuale bar Centrale), il mitico salone di mastru Pulitano barbiere specializzato in sfumatura alla tedesca e munnareddre e, in una piccola traversa, la locanda di Bertu e Prigatoriu, unico albergo del paese e ancora la sartoria di Peppino Villella, conosciuto come Peppino ‘e Ferrante.

Il viaggio nel tempo finisce qua, ci auguriamo che sia stato divertente.

 

Di Corrado Roperti

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