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La produzione agricola più rilevante a Conflenti è stata per lungo tempo quella del vino.
A Conflenti i vigneti erano tanti e sparsi in tutte le zone del paese: da Muraglie alle Pastine, dall’Ardano a Savizzano, da Gallitelli a Cirignano e tanti altri ancora.  Tutti i terreni erano sfruttati, anche quelli più scoscesi che richiedevano opere di terrazzamento abbastanza complesse.

In tanti erano proprietari di vigneti, piccoli o grandi e ci si lavorava tutto l’anno. Un lavoro duro che richiedeva impegno, sacrificio e abilità. Tra i proprietari possiamo ricordare Giuanni e Giuliu,i Conami, Ernestu Paula, Nicolinu Folinu, Piatru Rasu, Micuadinu, Grigoriu Roperti, i Montoru, i Stranci, Ginu Villella,  i Calabria,  u farmacista Pantanu.

La vendemmia era una gran festa, durava una quindicina di giorni e coinvolgeva tutto il paese, che viveva l’evento con agitazione e trepidazione. Di tutti gli odori che caratterizzavano quel periodo autunnale quello del vino e dell’uva era il più intenso.
Il vino era, quasi esclusivamente rosso, era molto buono e se ne produceva una gran quantità. Qualcuno lo utilizzava per uso proprio e altri lo commercializzavano. Nel paese se ne faceva tantissimo uso, c’erano cinque o sei cantine e tutte molto frequentate: Maria e Costantinu, Nicola e Polina, Giuanni e Peppe a Marca, Carru Audinu e Michele e sassinu. Ma, seppure indirettamente, questa produzione era il motivo di esistere anche per cestai e barilai che fornivano tutto il materiale necessario per la raccolta, il trasporto e la conservazione.
La quantità che si produceva era notevole, oltre ventimila quintali e per commercializzarla nel paese sorsero importanti attività, quelle per es. di Peppe e vricita, Lelle a magara, Ernestu Baratta, Micu Espositu, Battista Folinu e Ninni Roperti.

Ecco la testimonianza di uno degli ultimi commercianti, Sistinu purzianu che purtroppo da poco è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari.
“I miei ricordi vanno dal 1944 in poi, da quando avevo dieci anni. Il commercio del vino si esercitava già da tempo, anche durante la guerra. I commercianti erano tanti e inizialmente lavoravano tutti assieme, ognuno con un compito, papà si limitava a fornire il capitale e a fare la contabilità. Non viaggiava, gli altri acquistavano e vendevano. Inizialmente il trasporto veniva fatto con carri e muli. Poi comprammo un camion, il primo autista è stato Bruno Gimigliano l’unico ad avere la patente necessaria. Subito dopo la guerra Peppe e vricita si staccò da noi, comprò un camioncino chiamato Visconteo e cominciò, aiutato dal figlio, a commerciare nei paesi più lontani.

Noi, il primo camion serio, un fiat 126, lo comprammo dopo la guerra a Roma con l’aiuto di Eugenio Isabella di San Mazzeo, allora direttore del Policlinico a Roma, in seguito comprammo un fiat 509, un fiat 626 e tanti altri per finire poi ad un Alfa Romeo 750.
Sino agli anni ‘50 la produzione era tutta locale, i produttori più importanti erano i Pontano, i Montoro, gli Stranges e Don Paolino Villella.
Tra gli operai che abbiamo avuto ricordo Giuanni e juriddru, Michele u paganu, Garibaldi e Jacupinu che in seguito andò a lavorare con Ernesto Baratta.  Andavamo dappertutto, in tutti i paesi del circondario e della provincia fino a Sellia e Sersale, facevamo pure il commercio delle castagne pelate. Negli anni Sessanta ho cominciato a viaggiare pure verso il Nord, arrivavo fino a Torino, dove poi, un altro conflentese, Rolando Aiello, mi aiutava nello smercio. Ho lavorato finche’ ho potuto, finche’ me lo ha permesso l’età, ma la produzione locale alla fine era nulla e smerciavo vino fatto con uva di altre regioni”.

 

                            Dal blog di A. Coltellaro “Dialetto conflentese”.