Quanti amori a Pometta
La fontana di Pometta è sicuramente quella più conosciuta e frequentata di Conflenti, dove tutti ancora vanno a prendere l’acqua e tutti si fermano a ristorarsi durante le consuete passeggiate.
Eppure Pometta fino al 1925 non esisteva, prima di allora infatti non c’era via Marconi e la sorgiva che arriva oggi a Pometta quasi sicuramente alimentava la fontana di Frontera, resa immortale da Butera, che si trovava un centinaio di metri più in giù, sulla strada che dall’Immacolata sale a Conflenti Superiore.
Con la costruzione della nuova importante arteria che congiungeva più comodamente le due parti del paese, la vecchia sorgiva fu captata e indirizzata nella nuova fontana sulla strada.
Eppure benché relativamente “giovane” la nuova fontana è diventata ben presto un luogo simbolo di Conflenti, posta a metà strada tra Conflenti Sottani e Conflenti Soprani, per lungo tempo ne ha quasi rappresentato il confine, una sorta di zona neutra
Quante ne ha viste Pometta!
Come ci racconta magnificamente A. Coltellaro. Un tempo per tutto il giorno, sino all’imbrunire, l’andirivieni era continuo.
Erano soprattutto le donne con vozze e barili che venivano a rifornirsi di acqua per gli usi quotidiani. In alcune ore ce ne erano così tante che bisognava mettersi in fila, e se qualcuna talvolta faceva la furba scoppiava il finimondo.
Urla e strepiti a non finire e le corna messe sulla via.
Quando ancora non c’era la televisione era lì che ci si incontrava e si raccontavano i fatti del giorno e quelli dei giorni precedenti. E questi fatti cambiavano sempre ogni volta che venivano ripresi, tra aggiunte e variazioni la storia alla fine diventava un’altra cosa. Lo scenario cambiava secondo le ore; c’erano quelle di calma e quelle di punta, quelle delle ragazzine e quelle delle signore sposate. Ma era sempre l’occasione per parlare e ritrovarsi.
Quanti amori sono nati intorno alla fontana! Era il luogo dei primi appuntamenti. Uno sguardo, un sorriso, qualche parola rubata tra un sorso e l’altro. Erano quelli i momenti della grande sfilata.
Le donne, qualsiasi cosa portassero sul capo, barile o altro, sapevano con grande perizia dare risalto alla propria femminilità. Il procedere lento ed elegante, il busto eretto, il portamento altero, conferivano loro un non so che di regale, che sprigionava una forte carica erotica. Della cosa esse erano ben coscienti e fingendo di ignorare di essere osservate, sfruttavano tutte le loro arti per evidenziare ancor di più le loro curve.
Per tutte, fimmine schette e maritate era una grande occasione da sfruttare, per sentirsi belle ed essere osservate e per ricordare d’essere, oltre che madri e mogli, anche donne. Si avvertiva nell’aria, tra uomini e donne un sottile legame di complicità. Dietro un apparente sentimento di indifferenza, si celava un godimento pieno dell’avvenimento. Era un momento dolce e delizioso da vivere appieno e assaporare lentamente.
Col finire degli anni ‘60, l’acqua arrivò in ogni casa e dopo un po’ arrivò anche la televisione, le abitudini cambiarono e la fontana perse questa sua funzione “sociale”.
E allora anche Pometta si è nuovamente adeguata, cambiando ancora una volta posizione, causa il nuovo sbocco di via Butera.
Ora Pometta è al fianco del vecchio lavatoio, più comoda e spaziosa e se è vero che non c’è più la confusione di un tempo, qualcuno con cui scambiare due chiacchere lo trovi sempre e l’acqua è più buona che mai.
Liberamente ispirato da A. Coltellaro.
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