L’ultima “mastazzolara” casalina

La tradizione dei dolci tipici aru casale si perde nel tempo ed è sicuramente legata ad un’altra produzione tipica di Conflenti: quella del miele. 

Nel nostro paese nei tempi passati l’apicoltura era una pratica molto diffusa e miele e cera erano prodotti che toccavano l’eccellenza e impiegavano numerosi addetti, il miele in particolare trovava un suo sbocco naturale nella produzione di cose duci e cannarutie.

Le donne di Conflenti Soprani, dove tradizionalmente si concentrava quasi tutta la produzione, erano autentiche maestre, da centinaia di anni le casaline avevano affinato un mestiere che ad un certo punto con le mastazzola era diventato una autentica arte.

Cannarutie e cose duci venivano prodotte in grande quantità, sia per Conflenti che per gli altri paesi, dove erano apprezzatissime.

Feste religiose ma anche matrimoni e altre ricorrenze liete, erano occasione in cui questi dolci non potevano mancare, addirittura in occasioni di zitaggi e altri eventi importanti si ricorreva all’aiuto di abili mastre dolciarie, che preparavano nei laboratori e anche in loco, antesignane del moderno catering, mastazzola, buccunotti, suspiri, turdiddri, panette, cuddruriaddri, grispeddre e cuzzupe

Ancora oggi, molti conflentesi, ricordano alcune di queste maestre inimitabili: Licrizia Paola, Ida Raso e Maria ‘e Ddelia.

Oggi l’ultima casalina attiva, erede di queste indimenticate maestre, è Lina.

Lina ha setacciato per anni i mercati paesani coi suoi prodotti, conquistando un pò tutti ovunque.  E se le grispelle erano il prodotto più venduto, sono le mastazzola il suo marchio di fabbrica, il prodotto in cui l’arte sembra baciare il gusto.

Lina ancora oggi delizia i nipoti della sua bravura e dopo aver preparato l’impasto, con l’ausilio di un semplice taglierino e la sua grande manualità, continua a creare dal nulla in un silenzio quasi liturgico autentiche le sue opere d’arte: pesci, chicchi d’uva, cavallucci, fiori e tanto altro. 

 

Sono talmente belle che si fa quasi un torto a mangiarle, se non fosse che il sapore è altrettanto squisito. L’occhio ha avuto la sua parte ma passa splendidamente il testimone al gusto.

Per fortuna questa arte a differenza di altre che arrivavano dal passato non si è persa e a Conflenti ci sono ancora splendide testimonianze di questo antico mestiere, tramandando questa magnificenza che non è finita nel dimenticatoio.

 

                                    Di Giovanni Putaro

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