Il territorio come un libro

 

A guardare il meraviglioso sfondo verde che fa da cornice al nostro borgo quasi viene da chiederci se le montagne siano dipinte sullo sfondo o esistano davvero.

Spesso è così, viviamo il paesaggio come qualcosa che non ci appartiene, come un quadro appeso alla parete, statico, circoscritto da una cornice e fuori dalla realtà.
Per quanto noi possiamo cercare di interpretarlo, c’è sempre una cornice che ci tiene fuori.

Imparare a leggere il territorio è importante perché educa a vivere lo spazio.

I livelli di lettura sono tanti: il primo è quello fotografico, si guardano i luoghi e si imparano i nomi.
Poi, aumentando la “profondità di campo”, si scoprono storia e relazioni.
E appena si varca questo confine la sorpresa è grande perché esiste un rapporto di appartenenza fra noi e il paesaggio: in quel quadro ci siamo anche noi. 

Camminare ed esplorare un posto non serve solo a conoscere quel posto ma anche a conoscere e ritrovare se stessi.
L’esperienza del cammino è molto vicina al viaggio e alla spiritualità, aiuta a guardarsi dentro e conoscersi meglio, per salvare il nostro passato e per immaginare un futuro che dipenda in larga parte da noi.
Mi piace usare la metafora del libro: il territorio è come un bel libro, per conoscerlo devi frequentarlo (aprirlo).

Per questo camminare nei boschi, se lo fai con le persone giuste, equivale ad entrare in una grande biblioteca
Entrare nella grande biblioteca del nostro territorio ci rende capaci di conoscere le dinamiche storiche, sociali e culturali e ci consente di governarlo meglio.                                                  

Quanto sarebbe bello e utile se imparassimo a frequentare i nostri boschi….

                     Di  Raffaele Arcuri