Il Bar Centrale e Piazza Pontano

Il Bar Centrale e Piazza Pontano, ormai indissolubilmente legati, rappresentano il cuore pulsante del paese, il punto di ritrovo spontaneo di tutti.
Luoghi di incontro nelle sere d’estate, crocevia di lunghe chiacchierate, tornei, dibattiti politici e tanto altro, per decenni le vicende di Conflenti hanno calcato questi spazi comuni al centro del paese.

Eppure fino a metà degli anni Ottanta, la piazza, poi intitolata a Tommaso Pontano, conflentese e direttore del reparto di malattie infettive dello Spallanzani di Roma oltre che medico di Mussolini, non esisteva proprio, esisteva solo la strada delimitata da un muretto e sotto c’era un canale per la raccolta delle acque.

 Poi, il 1986, l’amministrazione di allora riuscì a ottenere un finanziamento e consolidò tutta l’area che era molto instabile e aveva compromesso sia delle abitazioni private che un mercato coperto mai aperto proprio perché pieno di crepe. 

Approfittando di questo finanziamento si costruì anche la piazza che comunque ha avuto diversi cambiamenti nel corso degli anni. Negli anni Novanta, si decise per lo sgombero dell’unico immobile rimasto e si realizzò un parcheggio e una strada di collegamento con la strada sottostante. Ma soprattutto, si realizzò una piazza più estesa con al centro una fontana zampillante. 

Da quel momento, la piazza di fronte al Bar è diventata per tutti a piazzetta, spazio di aggregazione, motore pulsante di eventi, serate e incontri durante tutto l’anno conflentese. 

Il Bar Centrale, invece, oggi di proprietà dei fratelli Marco e Cristian Villella, ha una storia un po’ più lunga.
Il fondatore di questo storico bar fu Remo Rubino, da tutti conosciuto come ‘Rinuccio’, persona amabile e sempre disponibile che creò uno spazio per le chiacchierate, gli incontri, le partite a carte e le serate che il Bar Centrale ospitava in quegli anni.
Era il 1937, quando Rinuccio, all’epoca quasi trentenne, decise di mettersi al servizio della comunità conflentese aprendo questa che sarebbe diventata una intramontabile realtà.
In poco tempo infatti sottrasse clienti all’altro bar storico, quello di Coltellaro. 

 

Rinuccio, più giovane e più attento ai tempi, seppe rinnovare e dare un’impronta moderna al suo locale e attirare lentamente anche i più giovani.
Come non ricordare infatti la prima macchina elettrica per il caffè espresso oppure, in piena estate, il primo banco frigo per bibite e gelati artigianali.
Chi voleva assaggiarli freschi, ai tempi, non aveva altra scelta che recarsi aru bar de Rinucciu e sedersi a un tavolino con lo sguardo rivolto alla Chiesetta della Querciuola.
Nel paese che allora contava oltre cinquemila abitanti, il bar diventò una vera e propria istituzione, un punto di riferimento. 

Se infatti il Bar Centrale era chiuso, tutto il paese si fermava, mentre bastava guardare le luci provenire dall’interno del bar per rimettere buonumore a tutti. Lì Rinuccio era sempre pronto ad ascoltarti e a strapparti un sorriso, anche grazie al primogenito Franco che, a partire dal 1949, faceva coppia fissa con lui dietro il bancone. Infinite poi erano le sfide a carte: tanti e agguerriti erano i giocatori che frequentavano ogni giorno il bar, pronti a strappare una vittoria di prestigio.
Tra questi si ricorda Vittorio Paola detto ‘u Commessu,  abile nel fare il celebre 48. Insieme a lui, Francesco Roberti, detto Cicciu e Curteddra, e Peronagi, il maestro Politano, il maestro Egidio per arrivare ai più recenti Ennio Butera e Francu e Michele.

Rinuccio e Franco gestirono il Bar Centrale sino al 1966, anno in cui lo stesso venne ceduto a Pasqualino Mastroianni. Da allora si sono avvicendate molte gestioni, ma il bar ha continuato a essere il punto di riferimento di sempre
Oggi, come abbiamo detto, Bar Centrale e “piazzetta” sono ormai un tutt’uno indissolubile, impossibile pensare al bar e non alla piazza o viceversa. Col tempo si è proceduto a nuovi ammodernamenti, sia del bar che della piazza, ma la magia è rimasta la stessa e quando il bar è chiuso tutto il paese sembra risentirne.

Il luogo ha conservato il fascino di un tempo, continuando a rimanere il luogo di ritrovo di tutti, come nei tempi passati, quando per rimanere connessi bisognava per forza incontrarsi per strada.

 

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