Conflenti dal punto di vista naturalistico è uno dei comuni più interessanti della montagna lametina in quanto il suo territorio è molto esteso e la natura si presenta ancora in gran parte incontaminata.

L’Associazione Conflenti Trekking, che opera da molti anni a Conflenti è lieta di presentare agli amanti dell’escursionismo le sue proposte sul territorio.

Conflenti è situato ai piedi del monte Reventino, che, insieme al Mancuso e alle selve di Serradurso e Caprili, gli fanno da splendida corona, ricchi come sono di tesori naturalistici e faunistici.

Su questi monti nel corso dei secoli si sono costituiti vari insediamenti di contadini e pastori, che costituiscono oggi il grande patrimonio di frazioni di Conflenti.

Per raggiungere questi insediamenti: Lisca, Annetta, Paoli, Guglia, Querciola, Acqua Spernuzzata, Sciosci, Stranges, Costa, Calusci, Abritti ecc, i nostri antenati costruirono una miriade di sentieri, che partendo da Conflenti e superando il fiume Salso si inerpicavano sulla montagna collegando le varie località.

 

Ai crocevia di questi sentieri spesso sono state costruite delle icone votive dedicate ai Santi e spesso alla Madonna.

Viaggiando per questi sentieri si può godere delle bellezze che offre il paesaggio.

Lungo le rive del fiume Salso oltre alla vegetazione e alla fauna tipica degli ambienti acquatici è possibile ammirare i vecchi mulini nonché i ruderi di vecchie pagliare ormai inglobate dalla natura.

Salendo verso la Querciola ci si può immergere in una sorta di cammino spirituale, che passando per i luoghi delle apparizioni, arriva alla chiesetta della Querciola, alla maestosa croce e al monastero.

Mentre seguendo i sentieri che si inerpicano verso il Reventino, si può passare da Guglia e ammirare l’antica villa Cesira o dalla buonissima fonte dell’acqua spernuzzata  per arrivare poi sul Reventino da cui con lo sguardo si può godere di una vista sublime.
Noi di Conflenti Trekking abbiamo lavorato su questi percorsi per renderli agevoli e fruibili e abbiamo fatto per gli utenti le seguenti proposte:

                                           Il sentiero della Quercia

Un sentiero che parte dal centro urbano di Conflenti, scende fino ad intersecare il corso del fiume Salso per poi, dopo averlo attraversato, iniziare una salita fino al luogo della seconda apparizione mariana del 1578.

Da qui inizia una piacevolissima scalata lungo una scalinata immersa nel verde, tra castagneti e querce che accompagnano il turista all’ingresso dell’area della Querciola, una salita che accompagna lo spirito fino ai piedi della Madonnina dell’Apparizione, costeggiando il maestoso Monastero voluto dal Vescovo Cantafora.

Lunghezza sentiero: 4,00 Km       Difficoltà: E (escursionistico)       Tipo fondo: 40% asfalto 60% sterrato       Punto acqua: aria pic nic loc. Querciola         Dislivello: 380 metri

                                          Il sentiero del Fiume

Scendendo dalla chiesa dell’Immacolata fino a giungere sulle sponde del Salso, senza attraversarlo, si inizia a salire in senso opposto al suo corso, incontrando una serie di muri di regimentazione delle acque, cascate artificiali, arbusti che nel tempo si sono fatti strada tra la vegetazione.

Regna il sambuco, albero utilizzato un tempo per fare mestoli e accessori per la cucina. Si giunge infine ad un’area dove il fiume si allarga diventando una piscina usata dai ragazzi del posto per rinfrescarsi durante le giornate afose di agosto, con lo sfondo di un mulino ad acqua ormai testimone di un tempo passato.

Lunghezza sentiero: 3,50 Km       Difficoltà: E ( escursionistico )      Tipo fondo: 20% asfalto 80% sterrato               Punto acqua: assente.             Dislivello: 150  metri

                                  Il sentiero delle 2 Ville

La famiglia Montoro, è stata per lungo tempo una delle famiglie più ricche e potenti di Conflenti.
Le due ville, in un certo senso, rappresentano la fine di quel periodo storico. La ricca famiglia non è più radicata sul territorio, e alcuni coloni, un tempo umili “coloni”, sono ora i proprietari di quei terreni che un tempo lavoravano come coloni.

Le ville Montoro sono oggi la testimonianza dell’antica potenza di quella famiglia, oggi non più presente, che ha gestito la cosa pubblica per tutto l’800, fino alla prima metà del 1900.

Lunghezza sentiero: 9,00 Km       Difficoltà: EE (escursionisti esperti)       Tipo fondo: 50% asfalto 50% sterrato          Punto acqua: sorgiva  loc. Guglia            Dislivello: 550  metri

                                            

Il sentiero del Capitano

Parte da Loc. Guglia, proprio dal pianoro dedicato ad un capitano che si accampò durante il periodo borbonico in quella zona insieme ai suoi soldati.
Da li inizia la salita fino alla cima del Monte Reventino passando dalla maestosa pietra del Corvo, sulla quale, una volta saliti si scorge un panorama mozzafiato sulla valle del Savuto e Conflenti, una sola raccomandazione… non guardare mai sotto!

Lunghezza sentiero:    Km 6,00      Difficoltà:  T ( turistico )     Tipo fondo: totalmente sterrato          Punto acqua: assente      Dislivello:  400 metri

                             Il sentiero del Viandante

Parte da 1000 metri sul livello del mare, dall’area pic nic più frequentata del territorio, Acqua Spernuzzata, caratterizzata da 3 fontane che sgorgano durante tutto l’anno e realizzate alla fine degli anni 50 dal corpo forestale dello stato che pur di rallentare l’emigrazione da queste terre decise di investire sul Reventino con opere di regimentazione dei fiumi e con interventi per migliorare il dissesto idrogeologico.  In molti, una volta assunti decisero di rimanere in questi monti.

Lunghezza sentiero: 5,00 Km       Difficoltà: T  ( turistico )       Tipo fondo: totalmente sterrato Punto acqua: aria pic nic  Acquaspernuzzata             Dislivello: 400  metri

                                        Il sentiero del Brigante

Questo sentiero parte da San Mazzeo, da località Cona, un quadrivio dove i Briganti si nascondevano per accaparrarsi il bottino di coloro che attraversavano l’antica via Popilia che da Reggio Calabria raggiungeva Capua per unirsi alla via Appia fino a Roma.

Lunghezza sentiero: 7,00 Km       Difficoltà: T  ( turistico )       Tipo fondo: totalmente sterrato Punto acqua: aria pic nic  Acquaspernuzzata             Dislivello: 400  metri

                                   Il sentiero del Veggente

 

 

Era il 7 giugno 1578 quando al Veggente Lorenzo Folino apparve la Vergine. Dal luogo della prima apparizione passando ai piedi della maestosa croce in cemento si sale in modo abbastanza ripido fino a raggiungere la grande cima. Il turista può salire anche sulla croce per guardare l’orizzonte verso ogni punto cardinale. Si scorge anche il mare.

 

Lunghezza sentiero: 5,00 Km   Difficoltà: E  ( escursionistico )     Tipo fondo: 15 % asfalto  85 % sterrato    Punto acqua: sorgiva Passoceraso             Dislivello: 600  metri

                                           Il sentiero delle cone

Da una esperienza  fatta nel 2020 e che ha avuto notevole successo è stato attivato il sentiero delle “Cone” o Edicole Votive per riscoprire un patrimonio storico ed architettonico legato alla storico devozione conflentesi nei confronti della Madonna di Visora. 

Il percorso inizia da Conflenti centro e attraverso sei tappe, corrispondenti a sei edicole votive, tutte presenti sul versante sud del Reventino e tutte rivolte verso il Santuario, termina in contrada Paoli, presso l’ultima edicola.
Il sentiero parte da Conflenti Centro per incontrare la prima cona subito dopo aver attraversato il fiume Salso, scendendo lungo la stradina che dalla chiesa dell’Immacolata porta sulle sponde del fiume, da lì, si risale verso “Serra Campanara” imbattendosi nella seconda edicola votiva che è stata realizzata nel luogo della seconda apparizione mariana avvenuta da parte della veggente Vermiglia Mercuri.

 

Da questa edicola votiva inizia la salita fino alla “Querciola”, luogo della prima apparizione dove oltre alla Chiesetta dell’Apparizione, vi è una piccola edicola votiva che raffigura il primo monumento dedicato agli avvenimenti del 1578 a Conflenti.
La quarta cona si trova in località Felicetto, voluta da Mete Michelangelo a seguito dell’apparizione mariana avvenutagli in sogno. Successivamente si giunge in Loc. Lisca, dove una graziosa edicola votiva costeggia la strada principale, voluta da Luigi Paola, anche in questo caso a seguito dell’apparizione in sogno di Maria.

L’ultima edicola votiva presente sul versante Sud di Conflenti, è la cona di “Paoli” rivolta, come tutte verso il Santuario di Conflenti.

Lunghezza sentiero: 6,5 Km     Difficoltà: E  ( escursionistico )     Tipo fondo: 70 % asfalto  30 % sterrato         Punto acqua: area pic nic loc. Querciola                Dislivello: 350  metri

Il Genius Loci del Reventino


È accaduto. Forse un po’ tardi. Ma è accaduto. Anche il Reventino ha ritrovato il suo
genius loci, il suo spirito del luogo. Ma dove era finita questa antica divinità secondaria, alla quale i latini assegnavano il compito di custodire l’anima del luogo? Si era persa. O meglio, era fuggita via. Esattamente come accade in una leggenda locale, dove le fate del Reventino fuggono via, offese dagli uomini.

Fuor di metafora, erano ormai molti anni che nessuno più guardava al Reventino come avevano fatto i suoi poeti, Vittorio Butera, Felice Mastroianni, Michele Pane. Nessuno più, cioè, sentiva palpitare, osservando quelle trempe boscose e ripide, l’anima della montagna. Nessuno più si chiedeva quali antiche storie racchiudessero i suoi toponimi. Nessuno più osservava con interesse, con affetto, con passione quei luoghi, che avevano visto, nei secoli, tribolare contadini e pastori, transitare pellegrini, apparire segni numinosi. Con lo spopolamento dei piccoli paesi del Reventino, era andato pian piano perdendosi uno straordinario patrimonio di memorie. E di cultura, intesa non in senso aulico, ma antropologico, cioè come un insieme di usi, tradizioni, saperi, di un popolo

Dunque è accaduto. Il genius loci, le fate del Reventino sono tornati. Come da un passato favoloso e insondabile. Per il momento, hanno preso forma nelle gambe, nella mente, nel cuore di un gruppo di giovani di Conflenti. Gambe, mente e cuore che hanno ricominciato a vedere, a guardare, con occhi nuovi, luoghi vecchi e dimenticati. Loro lo chiamano escursionismo. O, con un termine straniero, trekking. In realtà, si tratta solo di riutilizzare le gambe per l’uso a cui esse erano state inventate dal Buon Dio: non per lasciare che il nostro deretano vi si poggi sopra, seduto, magari, su una poltrona di casa o dell’ufficio, ma, come incita Henry David Thoreau, perché ci aiutino a solcare i sentieri della Terra e dello spirito.

 

Camminare non è uno sport. È una ricerca, invece. Camminare non ha solo una estensione geografica. Ha, prima di tutto, una dimensione interiore. Si procede sul sentiero, ma ci si addentra anche dentro noi stessi, nel profondo delle nostre memorie ancestrali. Camminare è riscoprire, ridare vita ai luoghi. E così facendo, restituire senso ai nostri paesi, alle nostre comunità, a ciascuno di noi.

Un camminatore crede che l’onda anomala della fraintesa modernità, dopo il tripudio di schiuma e la dimostrazione di potenza, lascerà sulla terra tanta distruzione, da far rabbrividire anche i più insensibili, da far indignare anche i più indifferenti.

 

Per questo prosegue il suo cammino, giorno dopo giorno. Per questo tributa onori a Mnemòsine la dea greca della memoria. Chi cammina sa, con Ernesto De Martino, che “alla base della vita culturale del nostro tempo sta l’esigenza di ricordare una patria. Coloro che non hanno radici e sono cosmopoliti, si avviano alla morte della passione e dell’umano: per non essere provinciali occorre possedere un villaggio vivente nella memoria”.

Francesco Bevilacqua 

 

 

A guardare il meraviglioso sfondo verde che fa da cornice al nostro borgo quasi viene da chiederci se le montagne siano dipinte sullo sfondo o esistano davvero.

Spesso è così, viviamo il paesaggio come qualcosa che non ci appartiene, come un quadro appeso alla parete, statico, circoscritto da una cornice e fuori dalla realtà.
Per quanto noi possiamo cercare di interpretarlo, c’è sempre una cornice che ci tiene fuori.

Imparare a leggere il territorio è importante perché educa a vivere lo spazio.

I livelli di lettura sono tanti: il primo è quello fotografico, si guardano i luoghi e si imparano i nomi.
Poi, aumentando la “profondità di campo”, si scoprono storia e relazioni.
E appena si varca questo confine la sorpresa è grande perché esiste un rapporto di appartenenza fra noi e il paesaggio: in quel quadro ci siamo anche noi. 

Camminare ed esplorare un posto non serve solo a conoscere quel posto ma anche a conoscere e ritrovare se stessi.
L’esperienza del cammino è molto vicina al viaggio e alla spiritualità, aiuta a guardarsi dentro e conoscersi meglio, per salvare il nostro passato e per immaginare un futuro che dipenda in larga parte da noi.
Mi piace usare la metafora del libro: il territorio è come un bel libro, per conoscerlo devi frequentarlo (aprirlo).

Per questo camminare nei boschi, se lo fai con le persone giuste, equivale ad entrare in una grande biblioteca
Entrare nella grande biblioteca del nostro territorio ci rende capaci di conoscere le dinamiche storiche, sociali e culturali e ci consente di governarlo meglio.                                                  

Quanto sarebbe bello e utile se imparassimo a frequentare i nostri boschi….

                     Di  Raffaele Arcuri

A caratterizzare il paesaggio conflentese è soprattutto il rilievo del Monte Reventino, con tutto il suo versante nord occidentale, che ricade nel territorio comunale e sovrasta dall’alto l’antico borgo.

Tutto il comprensorio, sotto il profilo geologico, fa parte del massiccio della Sila e, più in generale del cosiddetto blocco granitico-cristallino del centro-sud della Calabria.

Del gruppo montuoso del Reventino si è occupato molto, negli anni ‘70, Walter Alvarez uno studioso statunitense dell’università di Berkeley in California, che ha osservato che per caratteristiche geomorfologiche le rocce che affiorano da questo monte sono del tutto simili a quelle rinvenute in Sardegna, Corsica e sulla catena alpina.

Da qui la suggestiva tesi che la Calabria rappresenti un frammento della catena alpina successivamente incorporatosi nell’edificio appenninico

Per lo studioso americano e una serie di suoi seguaci italiani, tutta la chiave della storia geologica della Calabria e dei suoi movimenti tellurici è racchiusa proprio nelle rocce del Reventino e nei suoi “scisti verdi” che rappresenterebbero i relitti dell’antico oceano di Tetide dalla cui chiusura si sono originate le Alpi e l’Appennino.

E in effetti la magnifica montagna conflentese, a osservarla bene, lascia ancora intravedere le sue antiche origini. 

Sui suoi versanti si possono ancora individuare dei grandi terrazzamenti, in origine marini, prodottisi allorché buona parte del territorio era sommerso dal mare grazie all’azione del moto ondoso che spianava le asperità delle rocce e, colmando le asperità, livellava il terreno. Da questi meravigliosi pianali è possibile godere di incantevoli visuali verso il mare.

E si può osservare la meravigliosa conca di San Mazzeo, depressione vagamente circolare, circondata da rilievi, che pare richiamare antichi bacini lacustri del Quaternario, poi svuotatisi.

Altri fenomeni geomorfologici molto tipici e caratteristici della grande montagna sono quelli delle grandi rupi che d’improvviso si innalzano sui suoi costoni e delle fenditure sottostanti, spesso sommerse dalla forza dei boschi.

È il caso della Pietra del Corvo dalla cui sommità si gode di una veduta assolutamente incomparabile e della “grotta delle fate”, di cui la memoria collettiva serba un grande ricordo e tramanda fatti leggendari.

La particolare conformazione orografica del territorio comunale, con le sue differenze altimetriche e di conseguenza di clima, permette di avere una grande ricchezza dal punto di vista naturalistico e paesaggistico.

   

Liberamente tratto da “ Naturalmente bello” di Francesco Bevilacqua