Scopri la straordinaria vitalità culturale di Conflenti, attraverso i personaggi illustri, i versi immortali del “suo” poeta, le grandi iniziative del passato, gli eventi e le associazioni del presente.

Pur essendo un paese storicamente isolato e mal collegato coi grandi centri a causa di vie di comunicazione disagiate e precarie, Conflenti ha sempre dato prova di apprezzare la cultura favorendone la diffusione anche a costo di grandi sacrifici.

Ovviamente, nel passato più remoto l’istruzione rimaneva una prerogativa di pochi in quanto la scuola era un privilegio sottratto alla possibilità dei più.

Una sommaria istruzione, con trasmissione di nozioni basilari, veniva impartita solo ai figli maschi delle famiglie benestanti, mentre per il resto l’istruzione era limitata solo alla concretezza della pratica lavorativa. 

Discipuli e garzuni erano i nostri avi ragazzini, che così imparavano la vita, che scorreva lenta e per alcuni versi immutabile.

“Mastru Pulitanu e ri discipuli”

Solo con l’Unita d’Italia si cominciò a dare importanza all’istruzione di massa, obbligando i comuni a organizzare le scuole. Ma i risultati, specie al Sud, furono deludenti: le scuole erano poche, l’obbligo veniva per la maggior parte disatteso e l’analfabetismo, di conseguenza, dilagante. La situazione rimase così discriminatoria per lungo tempo: i poveri rimanevano analfabeti, mentre chi poteva permetterselo mandava i figli a scuola e poi li manteneva aru studiu, facendoli spostare nelle città vicine e poi alle università di Napoli, Messina o Roma.

In questo periodo Conflenti contribuì alla crescita culturale della nostra regione e della nazione, regalandole menti brillantissime del calibro di Roberti, Tallarico, Montoro, Paola, Butera o Tommaso Pontano, il medico di Mussolini, e tanti altri ancora.
Questi grandi personaggi ovviamente appartenevano tutti alle famiglie nobiliari di Conflenti e allo stesso modo le poche iniziative culturali, come il Casino culturale, inaugurato in pompa magna nel 1892 dal noto giurista Pietro Montoro e diretto da Nicola Montoro e Rodolfo Isabella, erano solo espressione della grande borghesia terriera. 

Il Casino che nelle intenzioni dei suoi fondatori doveva “elevare” i suoi frequentatori “distraendoli” dai duri lavori quotidiani, permettendo la lettura quotidiana dei giornali, si mantenne attivo per alcuni decenni ma restò sempre elitario e non lasciò profonda traccia all’interno della comunità.

La situazione migliorò decisamente con la fine della seconda guerra mondiale e la promulgazione della nuova Costituzione repubblicana del 1948, quando la scuola divenne effettivamente obbligatoria e accessibile a tutti anche alle classi meno abbienti.

Bisogna ricordare che Conflenti, grazie alla generosità di Raffaelino Maio, era l’unico paese del circondario che fin dal 1930 aveva il privilegio di un asilo infantile gestito dalle suore.

Fino alla fine degli anni ’50 in paese esistevano solo le elementari, poi fu richiesta e istituita una scuola di avviamento professionale che nel ’62 divenne scuola media obbligatoria.
Asilo e obbligo scolastico diedero un grande scossone, l’accesso all’istruzione divenne libero per tutti e questo permise anche ai poveri di accedere alla cultura.

In questo modo e anche grazie alla grandissima opera del Centro di Cultura di cui parleremo a parte, Conflenti si avviava a diventare quel grande laboratorio di iniziative culturali che per fortuna, ancora oggi sopravvive.

Fra tutte le iniziative, alcune meritano di essere ricordate per la loro originalità e il fatto di essere state molto apprezzate.

È il caso della filodrammatica dei fratelli Butera (vedi articolo nella sezione dedicata alla memoria storica), primo esperimento di compagnia teatrale che per molti anni, tra la fine degli anni ’50 e ’60, allietò la vita del paese e diede il via a tutta una serie di esperienze di teatro amatoriale, passate per le varie rappresentazioni della Passione di Cristo o della storia della Madonna e che poi sono sfociate nella costituzione della Compagnia teatrale “Chiappa, Chiappinu e Malarazza”, che ha operato negli anni ’80 e ’90. 

Ma vogliamo ricordare anche l’esperienza della sala cinematografica nel palazzo Baratta vicino al Municipio, avviata da Rinuccio Rubino, storico proprietario del primo bar di Conflenti. In un periodo in cui pochi potevano permettersi il televisore in casa, questa iniziativa permise ai conflentesi di poter vedere il grande cinema di quei tempi.

Sala cinematografica nel palazzo Baratta

Da quella grande fucina di idee che è stata Il Centro di Cultura Popolare, gestito per tantissimo tempo dal compianto prof. Pasquale Paola, sono venute fuori, tra le tante, due idee che se consideriamo il tempo in cui sono state concepite, possono essere considerate rivoluzionarie: il giornalino e radio. Grandangolare

Grandangolare, periodico mensile di cultura, arte e informazione, nacque nel 1971, per iniziativa, ovviamente del suo direttore, e oltre a essere distribuito nel paese veniva spedito a molti conflentesi in tutto il mondo. Il successo del giornalino fu dirompente.
Il giornalino andava a ruba e per soddisfare le richieste bisognava fare continuamente delle ristampe. 

Le nuove generazioni, nate nel nuovo millennio e a contatto con le nuove tecnologie, non possono neanche lontanamente immaginare il grandissimo lavoro che c’era dietro, con la stampa che si faceva col vecchio ciclostile a manovella.
Negli anni successivi al periodico fu associata radio Grandangolare, che trasmetteva per 24h e servì tantissimo nelle serate invernali a rompere la monotonia e soprattutto a far conoscere Conflenti in tutto il circondario. 

La radio, tra le altre cose, era esclusivista per questa parte del territorio delle partite del Catanzaro, che allora giocava in serie A.

Queste grandi iniziative portate avanti con grandi sacrifici dai promotori, hanno rappresentato un grande esempio, il seme su cui si è innestato l’associazionismo dei nostri giorni.

Oggi a Conflenti operano quotidianamente varie associazioni socio culturali, e ognuna nel suo ambito rende Conflenti un paese speciale e vivo da questo punto di vista.

Confluentes promuove e organizza attività culturali che tendono a valorizzare il territorio, a riscoprire eccellenze locali, valori e tradizioni di un tempo. In particolare negli ultimi anni molto apprezzato è stato il premio di poesia dialettale dedicato a Vittorio Butera.

 

La via dei Magi, sulla scia del lavoro fatto dagli amici del borgo, e nel solco della grande tradizione e abilità artigianale e manufatturiera degli abitanti di Conflenti si propone di mantenere viva soprattutto fra i più giovani l’arte presepiale e allo stesso tempo di valorizzare la bellezza dei vicoli dell’antico borgo.

Una voce, tante voci dal canto suo, anche grazie all’esperienza di collaborazione con il Servizio Civile Universale, rivolge il suo impegno soprattutto verso le fasce più deboli della popolazione, bambini e anziani, e offre opportunità di aggregazione sociale, cittadinanza attiva e assistenza, tramite la condivisione di valori come quelli del volontariato, della solidarietà e della tolleranza.

Conflenti trekking promuove invece la pratica sportiva e l’escursionismo in montagna, con l’obbiettivo di far conoscere il territorio e sviluppare il turismo locale.

Felici & Conflenti vuole essere invece un’occasione di condivisione e trasmissione della cultura musicale e popolare del Reventino, ma al tempo stesso si propone di essere un evento di turismo responsabile e culturale fondato sul contatto diretto col territorio e sulla convivialità.

Libramenti è una giovanissima (per data di costituzione ed età media dei soci) associazione culturale impegnata nell’ambito della promozione dell’arte in ogni sua forma. Nata durante la pandemia organizza originali iniziative di valorizzazione del territorio.

Altre associazioni molto attive sul territorio, come l’Avis, l’ASD Conflenti, la Protezione civile o la Proloco, sebbene abbiano connotazioni e ambiti di azione più specifici, operano anch’esse nel solco della grande tradizione di promozione sociale e culturale.

 

Un ruolo determinante per l’evoluzione socio-culturale di Conflenti nell’immediato secondo dopoguerra lo ha svolto il Centro di cultura popolare UNLA (Unione nazionale per la lotta all’analfabetismo) guidato dal prof. Pasquale Paola, recentemente scomparso.

 Insegnante di grande valore umano e culturale, Pasquale Paola ha speso disinteressatamente la sua professionalità al di là dell’azione meramente didattica ed educativa nella scuola elementare. Oltre che dirigente del Centro Unla di Conflenti per oltre cinquanta anni, è stato componente del Comitato Direttivo Nazionale Unla di Roma nonché delegato responsabile dei Centri Unla della Calabria.

Ricordare la sua figura significa richiamare alla memoria un cinquantennio di storia del secolo scorso in cui il paese, grazie al centro Unla, si è emancipato, uscendo dall’isolamento e dai drammi della guerra e aprendosi culturalmente e socialmente al resto della nazione. Ha rappresentato, con l’azione di alfabetizzazione, la vera svolta per la rinascita culturale e sociale di tantissime persone, sia giovani che adulti, altrimenti destinate alla rassegnata vita delle precedenti generazioni.  

Era il 1951. La sede centrale di Roma dava l’autorizzazione ad aprire a Conflenti (allora 5100 abitanti) un centro per la lotta all’analfabetismo che toccava il 40% con punte molto più elevate nelle frazioni e nelle campagne. Altissimo anche l’indice di eliminazione scolastica con il 70% degli alunni della scuola elementare che non arrivavano alla fine dei cinque anni. I nostri paesi nel decennio successivo alla fine della seconda guerra mondiale avevano tutte le caratteristiche del sottosviluppo. C’era una situazione economico-sociale ed igienico-sanitaria veramente drammatica, determinata da eredità storiche di isolamento e di abbandono e, più recentemente, dal deterioramento ulteriore subito durante il fascismo. All’arretratezza della struttura economica (carenza del sistema viario, assenza di acquedotti e fognature, disoccupazione) si affiancava una generalizzata involuzione delle condizioni di vita.

Su questa realtà prendeva corpo l’apertura del centro UNLA, il cui primo passo fu il contratto di fitto per la propria sede. Questo fatto consentiva agli adulti e ai collaboratori di incontrarsi a loro piacimento e in qualsiasi ora della giornata per discutere con spirito di collaborazione e di tolleranza dei loro problemi quotidiani, dei loro dubbi, delle loro difficoltà e di come affrontarli e come possibilmente risolverli. 

Nel paese ormai non si discorreva d’altro che del Centro di cultura popolare e delle riunioni che la sera si tenevano nella sede di Via Garibaldi con la partecipazione di tanta gente

L’apertura del Centro di cultura Popolare era per Conflenti un avvenimento senza precedenti. Per la piccola comunità era un fatto nuovo che avrebbe contribuito a modificare le abitudini dei cittadini, come quello di disertare la sera il focolare domestico o il tavolo da gioco delle cantine per potere assicurare la propria presenza al Centro. 

Così ebbero inizio le attività del Centro di Cultura Popolare che inizialmente, per alcuni anni, distribuiva alla popolazione conflentese in difficoltà economiche generi alimentari e vestiari provenienti dagli USA.

Dopo la visita ufficiale di un altro delegato dell’UNLA, che garantì la fornitura di apparecchi radio, enciclopedia e biblioteca, il Centro di Cultura Popolare cominciò a funzionare con 40 iscritti anche come sezione culturale frequentata da artigiani, contadini e operai. I frequentanti non tardarono a capire lo scopo del Centro, quando videro il parroco, il medico condotto e gli insegnanti alternarsi tra loro nello svolgimento dei programmi. Cominciarono così a frequentare con una certa fiducia e non furono delusi.

Ecco come ricorda quei giorni il prof. Paola: “Passavano i giorni, i mesi e tutti cominciavano ad affezionarsi al nostro lavoro e a seguire con interesse. L’Unione ci era sempre vicina con suggerimenti, ma lasciandoci liberi nelle iniziative. Ricevemmo un primo quantitativo di libri che furono sistemati in un vecchio e affumicato armadio di cucina, perché non avevamo di meglio.

Ben presto si sentì la necessità di allargarsi anche al mondo femminile, cosa inusuale e rivoluzionare per quei tempi in cui le donne non uscivano praticamente mai da casa.

Nell’anno seguente fu istituita una sezione femminile di taglio e cucito, che funzionava presso l’asilo infantile del luogo, affidata alla responsabilità di una suora: Suor Francesca OPPO nata il 23.1.1896 a Ghilarza (Cagliari) appartenente alla congregazione del Cottolengo (Torino). Le ragazze affluirono in gran numero e fu questa una delle prime vittorie del Centro: fare uscire da casa le ragazze. 

Dopo la visita ricevemmo anche un laboratorio di falegnameria, che fu messo subito in attività, ma con scarsi risultati. Eravamo ancora all’inizio delle attività e tutto diventava difficile. Le cose però migliorarono e dopo alcuni anni di attività la falegnameria cominciò a funzionare a meraviglia, assolvendo a tutto ciò che occorreva per migliorare le attività delle varie sezioni del Centro”.

In seguito altro materiale fu fornito dall’Unione o acquistato direttamente dai fondi di funzionamento e furono aperte altre sezioni di lavoro manuale: TRAFORO-PLASTICA- RADIOTELEGRAFIA- IMPIANTO APIARIO.

Aumentava sempre più il numero degli iscritti fino a raggiungere il numero di 800 dai 14 anni in su. Anche i locali disponibili aumentarono con ben 10 sezioni di lavoro.

Fra le varie sezioni fu elaborato un piano di collaborazione per rendere più accoglienti e vivaci i vari locali: dal quadro di plastica al paralume, dal divano agli scaffali della biblioteca. Tutto opera spontanea dei Centristi.

A fianco alle sezioni culturali e a quelle di lavoro manuale – testimonia il prof. Paola – hanno funzionato in modo esemplare i vari organi democratici al completo, fin dalla prima istituzione. Tra questi organi mai sono sorti dei contrasti e quindi lo sviluppo della vita democratica, in seno al Centro, si è evoluta serenamente e con spirito di responsabilità”.

Tra le tante iniziative nel campo civico sociale portate avanti dalle varie sezioni del Centro si ricordano:

La sistemazione del tratto di strada che dalla rotabile per Martirano conduce al cimitero di Conflenti, che era malridotta, con la prestazione della manodopera gratuita dei Centristi; la Befana del 1956 offerta dal Centro a circa 80 bambini poveri con la distribuzione di indumenti confezionati nel laboratorio femminile del Centro; la refezione calda che il Centro, d’accordo con il Patronato scolastico locale, effettuava nelle varie contrade del Comune.

Ma le iniziative prese e portate a conclusione dal Centro in tanti anni di attività sono state moltissime e si può con franchezza affermare che il lavoro svolto non è stato inutile. Esso, infatti, ha influito in modo determinante sullo svolgersi della vita della popolazione ed il Centro è stato il richiamo spontaneo di persone volenterose a volersi migliorare, anche perché nel Centro di cultura si svolgeva gran parte della vita giornaliera della popolazione. 

Esso era frequentato quotidianamente da centinaia di iscritti nelle varie sezioni.

Durante le ore di attività nei vari locali vi si incontrano dalla vecchia del corso popolare alla signorina, dall’adulto al giovane, l’operaio, il contadino, l’artigiano, il medico, l’ufficiale postale, l’insegnante, tutti insieme senza distanze sociali per collaborare al miglioramento dell’intera piccola comunità.

 Altre attività svolte dal Centro Unla a partire dal 1952 da ricordare sono: Corsi popolari per insegnare a leggere e a scrivere a tutti i cittadini di Conflenti Centro e delle   Frazioni; corsi CRACIS, sempre per cittadini di Conflenti. Molti Conflentesi dopo aver conseguito la Licenza Elementare, con i corsi CRACIS hanno avuto la possibilità di conseguire la Licenza di Scuola Media. I corsi CRACIS si tenevano di sera. Molti cittadini conflentesi, grazie al Centro di Cultura hanno avuto la possibilità non solo di imparare a leggere e a scrivere, ma anche di capire che era importante investire in cultura. 

Così negli anni Cinquanta, oltre il 90% dei ragazzi conflentesi proseguivano gli studi, moltissimi nel seminario di Nicastro, altri nei vari Licei o Convitti della Calabria. Invece nei paesi vicini studiavano pochissimi ragazzi: appena si raggiungeva il 20/30%.

Negli anni Cinquanta c’era moltissima disoccupazione e moltissimi paesani iniziarono ad emigrare verso gli Stati Uniti, il Canada, l’Argentina. Il prof. Paola, per dare un mestiere a quei ragazzi che volevano restare a Conflenti, organizzò i seguenti corsi: corso per muratori, corso per apicultori, corso di radiotecnica, di traforo, di fotografia, di taglio e cucito. Si tenne anche un Corso Regionale per Bibliotecario e Documentarista, con 20 allievi diplomati.    

Negli anni Sessanta a Conflenti in seno al Centro di Cultura nasce il CLUB Amici dell’UNESCO al quale s’iscrivono tutti gli universitari e gli studenti delle scuole superiori. All’iniziativa aderiscono anche studenti di Nicastro e dei paesi vicini.

 Sempre in quegli anni il Centro di Cultura Popolare di Conflenti, ha anche aderito ad un programma culturale internazionale sull’integrazione multietnica, ospitando nel piccolo comune ai piedi del monte Reventino, alcuni soggetti di colore, di origine afro-americana, tutti professionisti impegnati nel settore dell’educazione permanente presso i loro ambiti geografici di appartenenza.  

Questi ospiti “eccezionali” soprattutto per il colore della loro pelle (negli anni ’60 la comunicazione era ancora allo stato primordiale), hanno fortemente caratterizzato la loro presenza e si sono brillantemente inseriti nella realtà locale per tutta la loro permanenza che si è protratta ciclicamente per qualche mese.

 Sono stati introdotti nelle scuole dove hanno intrapreso degli scambi con gli studenti locali, ai quali hanno trasmesso il fascino di una cultura molto distante dalla nostra ed hanno lasciato nella memoria dei ragazzi di allora dei quadri indelebili, ancora oggi impressi nella mente degli anziani di oggi.

Oltre alle numerose gite culturali per dare la possibilità ai Conflentesi di vedere e ammirare nuove località della Calabria, si effettuavano proiezioni di film a cadenza settimanale, con cineforum. Veniva stampato un periodico intitolato “Grandangolare”, diffuso nel territorio di Conflenti e tra gli emigrati in tutto il mondo. Da non trascurare l’organizzazione di diversi corsi musicali e di una banda di musica.

Ancora: diverse squadre di calcio e poi, nei primi anni Ottanta, l’installazione della prima “Radio Libera Grandangolare”. All’interno del Centro è nato anche il “Gruppo Sportivo Grandangolare” che ha ottenuto risultati sociali e sportivi sia a livello dei Giochi della Gioventù sia a livello professionistico con la squadra del Grandangolare tennis tavolo che, scalando le varie classifiche, è arrivata in serie A2. Ha conquistato inoltre tutti i titoli regionali di categoria e si è fatta conoscere anche in campo nazionale. 

Negli anni Settanta, attraverso vari ciclostilati, il Centro ha contribuito a far conoscere la poesia dialettale di Vittorio Butera, organizzando il primo premio di poesia dialettale a lui intitolato. 

Nel 1978 ha pubblicato la raccolta delle inedite di Butera con la casa editrice Rubbettino. Ha organizzato diverse estemporanee di pittura sia per professionisti che per dilettanti e varie mostre fotografiche sui mestieri, sulle tradizioni, sulla paesaggistica e sui personaggi del passato Conflentese.

Al professore Pasquale Paola va dato l’evidente ed indiscusso merito, con l’istituzione del Centro di Cultura Popolare UNLA a Conflenti, di avere caratterizzato un’intera epoca, producendosi in un innalzamento socio – culturale di inestimabile valore etico.     

 

Di Vincenzo Villella