Artigiani conflentesi medaglia d’oro alla Mostra Internazionale dell’Artigianato di Firenze

Un commiato da medaglia d’oro degno per una tradizione secolare

Il 1973 è stato l’anno in cui gli artigiani conflentesi hanno avuto l’occasione storica di far conoscere i loro manufatti al mondo e cambiare il proprio destino. Infatti, alla 37esima Mostra Internazionale dell’Artigianato Artistico che si tenne a Firenze, ottennero la Medaglia d’Oro.

La notizia fu accolta con molta soddisfazione, più che a Conflenti – dove passò quasi in sordina – negli ambienti interessati ai manufatti realizzati dai nostri artigiani. Scrivono, in un bellissimo articolo a doppia firma sul Giornale di Calabria, Vincenzo Villella ed Emilio Mastroianni il 24 Giugno 1974:
“Ceste, sporte, panieri, barili, lavorati con la semplice arte di sempre, costituiscono i prodotti singolari di un artigianato tipico a carattere familiare che continua ad essere un fenomeno culturale, l’espressione ancora autentica di una civiltà ancestrale socialmente isolata che, fin dal suo formarsi, ha sempre adeguato il proprio vivere al ciclo perenne della natura.

A Conflenti Superiore, una borgata incassata in una boscosa e suggestiva vallata ai piedi del monte Reventino, in un’atmosfera primordiale di silenzio quasi religioso, lavorano come al di fuori del tempo i pochi artigiani sopravvissuti ad una gloriosa tradizione che risale all’epoca dei primi insediamenti della zona. Lavorano come allora negli angusti bassi a piano terreno delle loro case in pietra, ripetendo i gesti quasi rituali della creazione. L’accetta, la piallina e robusti e massicci coltelli sono i soli ancora rustici arnesi di un’arte ignorata dalla meccanizzazione e dalla produzione industriale.

Ogni cesta o barile o paniere sono vere e proprie creazioni individuali, esclusive ed originali perché sono frutto del lavoro delle mani di un solo artigiano dalla pianta alla vendita del prodotto. L’artigiano infatti si deve dapprima procurare il legname nei boschi di Conflenti e dei paesi limitrofi, una volta scelta la pianta deve ridurla in tronchi, spaccarli in “quartieri” e quest’ultimi, a loro volta, ridotti col coltello e la piallina in sottilissime stelle, ossia vere e proprie cinghie di legno sottilissime e resistenti. Queste stelle poi vengono intrecciate e cucite con sottilissimi fili e infrascate, ricavati con incredibile pazienza e perizia dalla sfaldatura a mano di pedaline di castagno ancora verdi. Gli artigiani producono lavorando ininterrottamente tutto il giorno poche ceste, oggi come tre quattrocento anni fa”.

Ma da dove nasce questa incredibile arte e perché? Anzitutto, c’è da considerare il fattore territoriale-geografico: l’isolazionismo, la lontananza dai grandi centri e la precarietà delle vie di comunicazione hanno per forza di cose fatto proliferare l’artigianato per l’utilizzo delle risorse naturali del luogo e la realizzazione di quei manufatti che poi venivano importati. Poi c’è un elemento altrettanto incisivo: sul territorio vi era una forte richiesta per lo più dovuta alla produzione di vino, nella quale Conflenti eccelleva, e i manufatti servivano sia per la raccolta che per conservazione.
A questa richiesta, per forza di cose, si doveva rispondere e ciò portò, appunto, all’espansione dell’artigianato locale e al raggiungimento dei suoi picchi.
A onor del vero bisogna chiarire che questa difficoltà nelle comunicazioni non impedì comunque agli artigiani conflentesi di commercializzare la loro produzione, unica e poco imitata, in tutto il comprensorio.

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