Le edicole votive o cappelle campestri, più note come cone, sono una testimonianza importante della tradizionale cultura religiosa del nostro paese. 

In generale la loro origine si può far risalire ai tempietti o edicole che i pagani dedicavano ai Lares. Gli antichi romani le ponevano all’interno delle domus per ospitare le anime degli antenati trasformati appunto in Lari, divinità tutelari della casa e della famiglia, mentre per i Lares compilates (che presiedevano bivi e quadrivi) le costruivano al limite delle proprietà e nei crocicchi. 

Nella tradizione locale, la loro realizzazione è dovuta a un committente, spesso anche costruttore, che dedicava a un Santo la propria edicola come ex voto per una grazia attesa o ricevuta, oppure per devozione o per un evento particolare verificatosi nel luogo. Col passare del tempo, indebolendosi la memoria collegata all’offerente, l’edicola ha superato il limes del dono individuale e ha assunto il valore della devozione comune. 

Essendo sorte in autonomia dai canoni della chiesa che veniva coinvolta solo per la benedizione, queste esigue cappelle vengono percepite come espressione devozionale spontanea.

A Conflenti, la tradizione delle cone votive è molto radicata. Le più famose e antiche in ordine temporale risalgono alla fine del ‘500 quando, in località Serra Campanara e Cona degli Augurelli, furono costruite per ricordare le apparizioni della Madonna. 

La loro presenza si è poi diffusa nelle frazioni agricole in corrispondenza al fenomeno stanziale degli insediamenti e si è intensificata nel corso dell’Ottocento e nel secolo scorso, quando la popolazione era di gran lunga superiore a quella attuale e i terreni erano quasi tutti coltivati.

In genere, i materiali edilizi sono poveri, le strutture iconografiche semplici e riconducibili a due tipologie: ad una sola nicchia concava interna, protetta da grata, con un dipinto o una statua, oppure a quattro nicchie esterne poco profonde con altrettanti dipinti. L’altezza supera appena i due metri; la base è quadrata o rettangolare; i dipinti rappresentano Santi.

Nei paesi del comprensorio queste edicole, poste perlopiù all’interno dell’abitato, richiamano i passanti ad una breve sosta dello spirito, fungendo da promemoria della fede o come richiamo di determinati eventi. Quelle di Conflenti sono state costruite esclusivamente fuori dall’abitato.

Evidente è il ruolo di tutelare campi e prodotti agricoli dalle calamità e i viandanti dagli incidenti di ogni genere, nel viaggio di andata e ritorno dalle campagne. 

Oltre che per i passanti giornalieri, le piccole cappelle erano importanti per la popolazione stabile nei plessi agresti, assicurando, in mancanza di chiese extra moenia, la presenza di un luogo di culto presso cui esprimere la loro fede con semplici gesti di devozione, e da cui trarre protezione. 

Le immagini dei santi che vi sono dipinti, per i credenti, specialmente per quelli del passato, non sono una mera rappresentazione ma vengono intesi come presenza reale hinc et nunc, qui ed ora, perciò chi ha fede ne ricava un sentimento di sicurezza e di sostegno concreto. 

Il senso delle cone conflentesi extra moenia è collegato inoltre al carattere di cintura protettiva, che è addetta ad allontanare dall’abitato le creature cupe della notte e a tutelare il paese dall’infiltrazione delle forze demoniache reprimendo gli spettri che sono in agguato nei luoghi non urbanizzati.

Queste piccole cappelle, con la derivazione degli schemi architettonici dalle edicole dei Lari e con i loro significati reconditi, rappresentano un nesso di continuità culturale collegando il presente al passato, la fede attuale a quella del mondo antico che nella figura di Ecate ebbe la divinità protettrice dei crocicchi oltre che la maga occulta del male. La copertura assistenziale effettuata da questa rete ausiliare ai limiti del borgo completa l’azione dei Santi, che portati annualmente in processione, purificano gli spazi tra le case. 

Sul piano devozionale le cone di Conflenti sono suddivisibili in cone di Maria e cone dei Santi.

Le cone di Maria. Sono le prime edicole in ordine di tempo, dedicate alla Vergine nel secolo delle apparizioni in località Serra Campanara (vedi art. “Le cone mariane di Serra Campanara” )

 

Le cone dei Santi. Le cone dei Santi, posteriori a quelle mariane, sono sparse nel territorio agreste fuori paese.

In origine erano quasi tutte di proprietà privata, posizionate in prossimità degli incroci dei vecchi sentieri interpoderali. Con il passare del tempo, anche a causa dell’abbandono delle campagne, molte di esse sono state lasciate al degrado. Ultimamente, grazie all’amore per questo territorio e alla sua determinazione, la signora Annarita Contato ha avviato un’opera di recupero che le ha riportate al loro antico splendore.

Il loro ripristino è stato accolto con molto favore dalla popolazione, e l’associazione sportiva Conflenti trekking le ha inserite in un percorso finalizzato alla loro conoscenza.

Liberamente tratto dall’articolo di Vittoria Butera

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