Nella civiltà agraria, protrattasi nel meridione fino a oltre la metà del Novecento, in cui l’unica fonte di sostegno era la terra, l’istituzione fondamentale era la famiglia patriarcale. Essa era il centro produttivo e di relazione tramite i circuiti di sostegno e di reciprocità della parentela e del comparato.
Il matrimonio era l’espressione massima di questo sistema familiare e aveva una funzione sociale ed economica importantissima in quanto regolava la circolazione dei beni e delle risorse.


Per questo motivo, lungi dall’essere un fatto privato e individuale, il matrimonio come istituzione cardine su cui si reggeva tutto il sistema, aveva un grande valore simbolico, riguardava tutta la comunità ed era regolato da un iter ricco di riti e simboli, usanze e consuetudini, oltre che da un rigido controllo sociale.
Conflenti, forse per la sua atavica situazione di isolamento e sicuramente per le caratteristiche dei gruppi originari, sviluppò qualche forma espressiva particolare nel quadro comune delle usanze matrimoniali che, pur derivando nella maggior parte dal mondo greco-romano, hanno ascendenza ancestrale poiché sono presenti, con variazioni locali, non solo nelle altre regioni ma anche oltre i confini nazionali.
Non è possibile effettuare una sintesi delle complesse tradizioni matrimoniali; ne abbiamo scelte alcune che presentiamo nei tratti essenziali

Il fidanzamento

‘U ‘mmasciature e il caffè amaro.
Per le proposte matrimoniali delle classi medio alte agivano appositi intermediari che trattavano fino ad accordare le parti. Era frequente che la richiesta ufficiale venisse fatta tramite ‘u mmasciatùre. La ragazza interessata, tenuta all’oscuro delle trattative, a quel punto usciva in campo, e se il mandante non le piaceva offriva al messaggero il caffè amaro.

L’accippamento.
Il rifiuto a una richiesta di matrimonio era un’offesa molto grave. Per evitare contrasti tra le famiglie, il pretendente faceva il sondaggio dell’
accippamento posizionando di notte un grosso ceppo davanti la porta dell’interessata. La mattina successiva trovava la risposta, tacita ma eloquente: ceppo portato dentro: risposta affermativa; ceppo allontanato: risposta negativa.

Gli attentati
Per costringere una ragazza alle nozze vi erano innamorati che la compromettevano in pubblico con un gesto allusivo di intimità. Da noi si ricorreva allo scapillamento (toglierle il copricapo), o all’azzuccamento ponendo legna bruciacchiata davanti la sua porta.

I sondaggi del destino
Il giorno del fidanzamento si soleva fare un pandispagna, dalla cui riuscita si traevano gli auspici matrimoniali.

Le visite e le serenate
Durante il fidanzamento le famiglie si scambiavano doni alternandosi rigorosamente nel dare e nel ricevere.

Il fidanzato faceva visite all’innamorata senza rimanere solo con lei né guardarla troppo apertamente. Erano solite le serenate. Nella forma più antica, le canzoni erano in dialetto e nascevano dalla fantasia dell’innamorato, poi con l’avvento della televisione la serenata diventò melodica con accompagnamento di chitarra, mandolino e strumenti aulici. Non era ammesso che la donna si affacciasse, bastava aprire uno spiraglio di luce per mostrare il gradimento.

Obblighi e controllo sociale

Era fondamentale mantenere la parola data, rispettare le consuetudini formali e sostanziali. Gli accordi tra le famiglie erano sanciti nei Capitoli, un contratto notarile dove, oltre a definire l’ammontare dei beni dotali, si decideva ogni particolare e la data delle nozze.

L’importanza del matrimonio, connessa alla circolazione dei beni, implicava il controllo da parte della comunità. Il controllo morale riguardava sia il comportamento dei fidanzati che delle loro famiglie; il controllo sociale si esplicava nell’esposizione e nel trasporto del corredo. L’esposizione era allestita in casa della prossima sposa, dove la gente andava a valutare la qualità e la quantità dei capi. Al trasporto dei panni nella casa maritale provvedevano numerose donne con una sfilata vistosa che attirava la gente ad affacciarsi per controllare che la famiglia della sposa avesse assolto al suo obbligo.    

Il matrimonio

La scelta
La scelta matrimoniale spettava ai genitori, che seguivano criteri di ordine economico e sociale. Rientrava in secondo piano l’aspetto sentimentale o la bellezza, valutata solo come robustezza e sanità ai fini della prole. Per ampliare il gruppo degli scambi e per rafforzarsi socialmente, alcuni genitori sancivano promesse matrimoniali fin dalla nascita dei figli.

Consuetudini delle nozze
Era norma che fosse la parte maschile a vestire la sposa e adornarla dei gioielli nuziali, una consuetudine che svela il residuo ancestrale dell’acquisto della moglie. Fino agli anni ’20 del Novecento, l’abito nuziale era colorato. Le donne del popolo indossavano il costume tradizionale della pacchiana ma con il panno rosso come signatio corporis, secondo la norma del mondo antico di segnalare lo stato matrimoniale.

A Conflenti la sposa veniva accompagnata all’altare dal padre o da un fratello. All’uscita da casa un parente prendendo di mira il ramo di un albero sparava con il fucile per farlo staccare dal tronco così come quella ragazza si stava staccando dal ceppo delle sue origini. Durante il corteo la gente gettava confetti e monete che i bambini accorrevano a raccogliere. A seconda delle possibilità, si festeggiava con un ricevimento organizzato in casa con dolciumi e liquori, oppure con il banchetto nuziale.

La prova
La prova della verginità aveva carattere privato se il controllo era gestito dalla suocera; il controllo pubblico avveniva con l’esposizione del lenzuolo.

Il rapimento della sposa
In alcuni paesi del Reventino avveniva il rito del rapimento simbolico della sposa. All’uscita dalla chiesa, i cognati la rapivano e la portavano nella casa maritale come segno di accettazione della nuova componente della loro famiglia.

La fujuta.
Ricorreva alla
fujuta chi non rinunciava a sposarsi per amore. Era una scelta molto grave perché creava ostilità con le famiglie ed emarginava socialmente i fuggiaschi per non avere rispettato le norme comuni sottraendosi al controllo sociale e al sistema familiare dei circuiti.

L’accoglienza
La suocera accoglieva la sposa sulla soglia di casa con un dono, solitamente il fuso e la conocchia.

Si tramanda che a Conflenti avvenne uno scambio augurale particolare:
Suocera: “Bona venuta, nora mia ‘mpalazzu, mu cce pue restare quanto ‘a nive de marzu!”  
Nuora: “Ben trovata, donna mia gentile, mu cce pue durare quantu ‘a nive d’aprile!”.

 

                                                  Di Vittoria Butera