Il rituale della messa di domenica mattina
Oggi, come un tempo, la messa di domenica mattina è un appuntamento da non perdere per credenti e non credenti. È un’occasione per ritrovarsi e raccontare gli avvenimenti della settimana e, spesso, la preghiera diventa un fatto puramente marginale.
Un tempo c’era un rituale ben preciso, studiato nei minimi dettagli.
I primi ad arrivare erano gli uomini anziani. Alle otto in punto erano quasi tutti sul sagrato. Si formavano piccoli gruppi rigorosamente divisi per differenze economiche e sociali. Tra loro non c’era quasi mai comunicazione. Nel rispetto delle regole della tradizione, le donne giungevano più tardi. Un ritardo voluto perché si aspettava che la platea fosse al gran completo. Sapevano di essere osservate e procedevano senza fretta, con movimenti lenti e ben studiati. Quel momento, tanto atteso da una settimana, era da consumare lentamente e tutto da sfruttare, soprattutto per chi era ancora da sposare. Da uno sguardo furtivo e ricambiato poteva venir fuori il grande amore e soprattutto un matrimonio.
Le messe erano due. La prima all’alba o quasi. La chiamavano letta e durava poco. Era la messa per chi aveva altre occupazioni durante la giornata o di chi aveva un solo vestito per tutte le stagioni.
La messa solenne, invece, cominciava alle dieci. Era la messa dei giovani e dei benestanti del paese. Era preannunciata da un lungo scampanio; era cantata e durava più di un’ora. Per uomini e donne era l’occasione buona per ammirare ed essere ammirati. Anche in chiesa c’era una tradizione da rispettare: si stava rigorosamente separati per età, sesso e condizione sociale. I signori avevano posti riservati. Le donne tutte sedute nelle prime file, gli uomini tutti indietro e in piedi. Le ultime file di banchi erano riservate agli uomini anziani.
Ogni contatto era da evitare, pertanto la comunione veniva data prima alle donne e poi agli uomini. La messa era in latino. Parlare e pregare era una cosa normale, ci si scambiava le ultime notizie. L’uscita dalla messa era una nuova occasione da sfruttare, l’ultima della settimana. Altri sguardi e sorrisi alla ricerca di conferme. Si rallentava il passo per allungare il tempo del ritorno mentre l’occhio vagava alla ricerca di uno sguardo o di una persona. Un ricordo da serbare fino alla domenica seguente.
di A. Coltellaro
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