NOTIZIE SULLA VITA E SULL’OPERA
Nicola Gualtieri, detto Panedigrano (o Pane di Grano), fu brigante prima e ufficiale borbonico poi. Nacque a Conflenti nel 1753. La famiglia lavorava nelle proprietà del ricco possidente conflentese don Ciccio Calabria e abitava in una modesta casa nei pressi della Basilica della Madonna della Quercia.
Da bambino venne avviato al mestiere di sarto. All’età di vent’anni sposò Maria, insieme alla quale ebbe cinque figli: Gennaro, Giuseppina, Paolo, Fortunato e Rosaria.
Si rese protagonista di un episodio di cronaca quando, per difendere la sorella, accoltellò a morte un notabile del paese. Per sfuggire all’arresto si diede alla macchia e divenne brigante, guadagnandosi – con l’appellativo Panedigrano – la fama di difensore degli oppressi.
Venne però arrestato e rinchiuso nelle carceri prima di Catanzaro e poi di Cosenza; da queste ultime riuscì a evadere.
Nel 1798 Ferdinando IV di Borbone proclamò un indulto per quanti fossero stati disposti a combattere nell’esercito da inviare contro la Repubblica Romana. Panedigrano decise di beneficiare dell’indulto e si arruolò nell’esercito borbonico per la liberazione di Roma dai francesi. Si distinse per le sue doti di combattente e leader e, a seguito dell’entrata trionfale di Ferdinando IV a Roma, a dicembre del 1798 gli venne conferito il grado di sergente.
Dopo la controffensiva francese, si ritira – insieme al Re e alla corte – in Sicilia, diventa alleato del Cardinale Ruffo e protagonista della spedizione Sanfedista che nel 1799 ripose la monarchia borbonica sul trono di Napoli. In quell’occasione, Panedigrano venne definito il “difensore della fede” e si guadagnò il grado di Maggiore dei Reali Eserciti, oltre a una cospicua rendita annuale e diverse proprietà in Campania e Calabria.
Il 21 febbraio 1800 acquistò il palazzo sito in Via Garibaldi (l’attuale abitazione di Franca Cipriani, donna Franca) e altre proprietà dalla famiglia Calabria (ormai in difficoltà economica), la stessa per la quale Panedigrano, i genitori, i fratelli e le sorelle avevano lavorato a metà del secolo.
In cinquant’anni, dunque, il povero contadino divenne uno degli uomini più potenti del Regno di Sicilia, molto caro alla Regina Maria Carolina (moglie di Re Ferdinando di Borbone) con la quale intrattenne un intenso rapporto epistolare. Uno dei figli di Panedigrano, Gennaro, divenne sindaco di Conflenti nei primi anni dell’800 e la famiglia Gualtieri divenne proprietaria di ampie aree di Conflenti, Motta Santa Lucia e dell’attuale territorio di Lamezia Terme.
L’avanzata di Napoleone riportò Panedigrano ai suoi doveri militari. Incaricato di reclutare uomini abili al combattimento, il Maggiore Gualtieri anche questa volta si distinse per le sue capacità. Guidò le truppe nella liberazione della Città di Cosenza nel frattempo occupata dai francesi ed ebbe l’onore di prendere parte, unico civile a farlo, alla processione della Madonna del Pilerio.
Partecipò anche alla difesa di Amantea durante l’Assedio del 1806/1807.
Si ritirò in Sicilia quando i francesi conquistarono l’intera Calabria. Durante gli anni di esilio svendette tutti i beni che possedeva a Conflenti e quando fece ritorno in Calabria (dopo la disfatta di Napoleone a Waterloo) si trasferì a Nicastro. In quest’ultima città acquistò un fondo in località “La Pigna” e vi realizzò un Palazzo di due Piani che attualmente, conosciuto come Palazzo Nicotera (dal nome della famiglia che lo acquistò anni dopo) è sede della biblioteca comunale di Lamezia Terme.
Morì tra il 1828 e il 1829 dopo aver cambiato il cognome in Paygrain.
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